Giuseppe Valentino alla guida della Filcams Cgil Calabria

20-01-2023 17:54 -

L'assemblea Generale eletta a conclusione del X Congresso della Filcams Cgil Calabria, ha confermato Giuseppe Valentino (42 anni) alla guida della categoria per i prossimi quattro anni.

Ad indicare alla platea delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo dirigente la candidatura proposta dalla Segreteria Nazionale della Filcams e Regionale della Cgil ci ha pensato Gianfranco Fattorini, segretario nazionale della Filcams con delega all'organizzazione alla presenza di Angelo Sposato, segretario generale della Cgil Calabria.

Nella relazione introduttiva Giuseppe Valentino ha voluto ringraziare i delegati e le delegate della Filcams Cgil Calabria per il lavoro appassionato di questi anni a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori.


LA RELAZIONE



Saranno anni di lavoro impegnativi per cambiare le condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi, del turismo e del commercio. Settori nei quali la precarietà e la condizione di incertezza sono diventate normalità. Lotteremo, lavoreremo in Calabria e in Italia per cambiare in meglio la vita di chi quotidianamente onora il nostro Paese con il suo lavoro.

Care compagne e cari compagni,

esattamente quattro anni fa, l'Assemblea Generale della Filcams CGIL Calabria, su proposta dei Centri Regolatori, mi eleggeva Segretario Generale.

Voglio innanzitutto ringraziare ogni compagno ed ogni compagna del gruppo dirigente regionale e territoriale, i delegati e le delegate, i funzionari, gli Rls per il lavoro prezioso svolto in questi quattro anni al servizio della Filcams CGIL Calabria, delle lavoratrici e dei lavoratori dei nostri settori; desidero ringraziare inoltre, i compagni e le compagne che non sono oggi tra noi perché hanno cambiato lavoro, incarico o categoria arricchendo con la loro esperienza la nostra organizzazione ai vari livelli.

Così come ringrazio i Centri Regolatori per il sostegno e la vicinanza dimostrate; la Segreteria Nazionale per la capacità di guidare e sostenere autorevolmente percorsi difficili e complicati che abbiamo insieme tracciato in questi anni; la Segreteria della

CGIL Calabria per aver insieme a noi lavorato guardando al merito, alle cose che ci uniscono e che condividiamo, mettendo da parte divergenze e difficoltà della prima ora. Un merito che va riconosciuto innanzitutto al nostro Segretario Generale, Angelo Sposato.

Un altro merito che condivido e sul quale ritengo doveroso impegnare la Filcams è la proposta di riduzione e riordino degli enti locali calabresi attraverso le fusioni tra Comuni. Guardate che aldilà dei piccoli campanilismi e quindi alla maggiore difficoltà di impatto, la proposta guarda al miglioramento della condizione della vita dei cittadini calabresi, attraverso il rafforzamento dei servizi, delle infrastrutture, del sistema pubblico e socio sanitario. Un riordino generale, potrebbe rappresentare per la Calabria una piccola rivoluzione in termini di ottimizzazione e riorganizzazione delle aree sia interne che marine poiché assieme alla geografia delle nuove comunità, cambieranno gli investimenti nei servizi e nelle aree produttive. Inoltre è evidente che la semplificazione delle stazioni appaltanti per le mense scolastiche, l'igiene ambientale, le pulizie ed il multiservizi può significare per tante lavoratrici e lavoratori la possibilità di emergere da una condizione di estrema precarietà,

spesso ai limiti della legalità, quindi un'opportunità per noi di rappresentarli e di migliorare la loro condizione.

Ho voluto fare questa proposta pratica all'inizio del mio intervento come messaggio preciso della modalità con la quale, nell'affidare al X Congresso della Filcams CGIL Calabria il mandato di Segretario Generale, vorrei lavorassimo insieme nei prossimi quattro anni: con la testa ed il cuore rivolti alla nostra gente, le lavoratrici ed i lavoratori, con le braccia e le gambe in movimento per portare a casa risultati.

Il documento congressuale “Il lavoro crea il futuro” ha riportato nelle assemblee di base svolte in Calabria quasi il 99% dei consensi. Spetta ai noi tutti, delegati e delegate, il compito ambizioso e non semplice, nei prossimi quattro anni di svolgere il lavoro necessario a raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati.

Gli anni appena trascorsi, lo sappiamo, abbiamo tutti voglia di metterceli alle spalle: pandemia, guerra, crisi energetica, cambiamento climatico e disastri ambientali sono tutti momenti della nostra esistenza che cito opportunamente solo per titoli; per non rischiare di cadere nella ritualità, perché non si trasformino nell'elenco delle sfighe che ci son capitate, un po' come succede nella sala d'attesa del nostro medico curante.

Eventi che ci hanno cambiato profondamente dal punto di vista sociale, che hanno cambiato i rapporti tra le persone e la modalità di pensare alla salute, al pianeta a noi stessi ed al nostro tempo. Che ci hanno impoverito dal punto di vista economico, rendendo le nostre vite ancora più precarie, incerte, insicure.

è un mondo difficile e vita intensa felicità a momenti e futuro incerto... cantava Tonino Carotone nel 1999, agli albori del secondo Millennio.

Ebbene il futuro dopo 24 anni è ancora più incerto, il mondo è sempre più fragile e difficile; per la felicità abbiamo risolto inventandoci #maiunagioia e messo in soffitta questa bizzarra ambizione... siamo diventati pratici, anche perché guardando al mainstream ed a quello che dice il mercato la felicità si può raggiungere solo con i soldi.

mamma mia, quando ti spogli, sei più dei soldi... canta Sfera Ebbasta ad aprile del 2022.

Voglio dire che è cambiato notevolmente il fondamento dei valori che hanno in qualche modo tenuto salda, quantomeno in piedi, la Repubblica dalla nascita ai giorni nostri.

A mio parere, la fase nella quale ci troviamo merita una riflessione attenta, poiché siamo in un contesto tanto inedito quanto già visto nel corso della storia del mondo (i famosi corsi e ricorsi storici).

Pensiamoci, ci stiamo in qualche modo congedando definitivamente con il ‘900 e lo spartiacque tra il vecchio ed il nuovo potrebbe essere rappresentato dagli esiti della scellerata guerra in Ucraina che dura ormai da quasi 11 lunghi mesi.

Abbiamo detto addio a tanti e tante grandi e piccoli uomini e donne del passato in questi anni, di personalità che hanno fatto la storia dell'Italia Repubblicana e del Mondo, salutato gli ultimi partigiani, osservato con rispetto l'addio all'unico Papa Emerito della storia della Chiesa che se n'è andato proprio alla fine dell'anno passato.

Ma ci sono altri elementi che mi aiutano a fare questo salto temporale per provare a proiettare in avanti il mio ragionamento.

I nati il 1° settembre 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale oggi hanno 84 anni; chi è nato alla fine della guerra il 2 settembre 1945 oggi ne avrà 78; molti sono ancora in vita ma di certo non sono in età lavorativa, quindi non fanno parte della

nostra rappresentanza. Chi nasceva il 1° gennaio 1948, all'entrata in vigore della Costituzione Italiana oggi ha 75 anni, chi il 20 maggio 1970, all'approvazione della Statuto dei lavoratori, oggi ne ha 53; ma neanche questi ultimi si salvano ed entrano nel nuovo millennio, poiché posta l'età media dell'ingresso nel mondo del lavoro a 23 anni (quella attuale è 24 per gli uomini e 26 per le donne) arriveremmo a parlare di persone di circa 76 anni.

Se 23 è l'età di ingresso nel mercato del lavoro, allora quando citiamo la parola giovani nei nostri dibattiti, d'ora in poi non dobbiamo rivolgerci a dirigenti che hanno quasi 50 anni ma ai potenziali nati dopo il 1° gennaio 2000, quindi alle lavoratrici ed ai lavoratori del nuovo millennio dentro il quale il nostro sindacato si trova a pieno titolo. Il punto sta nel calibrare e marcare adeguatamente la presenza per rendere la nostra azione più incisiva e, passatemi il termine, utile per le lavoratrici ed i lavoratori che vogliono aderire alla nostra organizzazione.

Stiamo parlando di generazioni nate senza le grandi ideologie di massa che hanno caratterizzato tutto il secolo scorso, i grandi partiti e le tragedie della guerra, la costruzione della Repubblica e dello stato sociale, dei servizi pubblici e gratuiti, del posto fisso, delle fabbriche e delle grandi industrie, così come delle grandi

catene commerciali o catene di ristorazione, istituti di vigilanza. Parliamo di una condizione di precarietà che si è allargata a tal punto di diventare la forma maggioritaria e diffusa per lavorare, una pandemia salariale e sociale dalla quale sembra complicato uscire.

Soprattutto perché ci troviamo di fronte al Governo più conservatore della storia Repubblicana che già dai primi provvedimenti importanti ha fatto emergere preoccupazioni ed ingiustizie per le persone che rappresentiamo. Preoccupazione perché, aldilà dei toni autoritari e per certi versi grotteschi di chi Governa, vi è per la percettibile inadeguatezza ad affrontare questioni importanti attuando scelte pratiche e rapide per affrontare il drammatico contesto generale (crisi economica, caro bollette e costi energetici, inflazione in impennata). Ingiustizie, perché si fa pagare a chi lavora, a chi ha smesso di lavorare, a chi il lavoro lo ha perso o a chi non lavora ed è povero una consistente parte delle risorse che compongono la manovra economica. Per il resto si allargano le maglie della rete a protezione della Legalità, si spostano risorse verso le imprese e si premiano furbi ed evasori. Un film già visto circa 30 anni fa, era la nascita della seconda Repubblica e la destra moderata si vantava di aver costituzionalizzato gli ex fascisti portandoli in

Parlamento ed al Governo. Non si possono sintetizzare certo 3 decenni in qualche riga, mi limito a dire che le destre al Governo le conosciamo bene in Calabria ed in Italia, in Europa come in giro per il Mondo.

Ce lo ricordano i fatti di queste ultime settimane: l'assalto in Brasile, che il Presidente Lula non ha esitato a definire fascista e che è politicamente addebitabile a Bolsonaro, quanto Capital Hill a Mr Trump; il regime Iraniano e l'indifferenza verso la rivoluzione in atto sono di destra; Orban, Putin, Netanyahu, i sovranisti, la Brexit, Erdogan, sono di destra; le frontiere, le gabbie per i migranti, l'emarginazione contro i diversi, la pena di morte, la lotta ai poveri, l'autorità come imposizione dei costumi e repressione delle libertà individuali, l'indifferenza, la prepotenza, l'arroganza, la divisione sono di destra.

La destra che oggi governa questa nostra Nazione, che da Pese fondatore dell'Unione Europa oggi ne mette fortemente in crisi i valori che uniscono popoli e nazioni e portando via con sé il sogno di tante generazioni di giovani italiani ed italiane; un sogno che appartiene ormai al secolo scorso. La destra dell'ordine e della disciplina, forte con i deboli e debole con i forti; la destra che richiama all'umiliazione quando si tratta di tirar su uomini temprati, alla naja per forgiare uomini forti, alla scienza per

rammentare alle donne quale sia la loro funzione primaria nella società... ed alla natura, prima tra le donne ma che è soprattutto madre.

Fuori dalla retorica, il tema non è semplice da agire per nessuno di noi, perché intreccia una sfera dell'etica e non solo della politica. A volte nelle nostre discussioni, spesso appassionate su questo tipo di argomenti, appare come se ci fossero due schieramenti, gli abortisti da una parte e i pro-vita come il Presidente della Camera Fontana, ad esempio, dall'altra. La realtà non è questa ed è molto più colorata.

Noi non siamo contro il sogno della maternità quando, giustamente, difendiamo il diritto all'aborto, anzi, siamo contro l'incubo che una coppia che ha una qualche difficoltà al concepimento deve affrontare di fronte ad un sistema sanitario che viene affidato quasi sempre ai privati, fatto di speculazioni ed affari; perciò anziché indirizzare i soldi pubblici verso le associazioni anti-abortiste che fanno attività nei consultori, forse sarebbe più opportuno investire sulla sanità pubblica, sulla prevenzione sia psicologica che sanitaria, sulle ricerche utili ad affrontare il tema dell'indebolimento dell'indice di fertilità, etc etc perché in questo modo si esercita il diritto alla maternità, così come quello di scegliere liberamente. Siamo anche per

sostenere la genitorialità oltre il concepimento e lo dimostriamo nei fatti con le nostre pratiche contrattuali che estendono i diritti, i congedi ed i permessi, in questo ambito.

Sul tema della disparità di genere troppo rimane ancora da agire. Ho trovato speciosa sinceramente la vicenda sul viaggio Istituzionale della Presidente del Consiglio Meloni insieme alla figlia, nel suo insieme, sia nella venatura polemica che per la replica. Credo che la Presidente del consiglio abbia affrontato un tema importante, la condizione di una lavoratrice madre, ma lo abbia fatto male. Se avesse detto che il suo era un gesto d'esempio perché sogna un Paese nel quale le donne possano andare a lavorare come tutti e tutte senza doversi preoccupare di dove o a chi lasciare i figli non ancora del tutto autosufficienti perché il loro luogo di lavoro o lo Stato stesso dovranno tener conto di questa condizione per garantire alle donne tutte le libertà costituzionali, allora sarei stato d'accordo con lei. Invece no, di fronte ad una polemica a parer mio sterile legata più che altro ai privilegi della politica ha praticamente dichiarato che erano fatti suoi poiché il rapporto con sua figlia attiene alla sfera genitoriale e non a quella pubblica. In qualche altra occasione ha aggiunto che la velocità delle scelte del Governo da lei guidato è frutto del fatto che le donne sono abituate, ad un certo punto

della loro vita (così ha detto! a proposito di Madre Natura...), a fare le cose con una mano sola, riaffermando dunque una funzione sociale precisa che è dovuta ad una condizione naturale. Questa è la destra, appunto.

La destra del “non disturbare chi vuol fare”, un fare indefinito, che non ha rapporto con il dire, è fare e basta. E per fare come prima cosa, naturalmente, si rimette mano al codice ed alla disciplina degli appalti.

Basta il titolo in Filcams, credo, per evocare già lo schema ed il ricordo di tante vertenze e battaglie, così come il film di come sarebbero ridotti i nostri settori e la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori se non avessimo difeso con capacità attenzione e determinazione, insieme alla CGIL, le normative sugli appalti in questi anni. Pensiamo alla vigilanza privata ed ai servizi fiduciari (e qui il pensiero vola subito al CCNL scaduto ormai da 7 anni e dall'atteggiamento specioso delle parti datoriali ai tavoli di trattativa), a Pulizie e Multiservizi o alla Ristorazione Collettiva. Settori già fragili e precari ai quali dedichiamo tante energie, poiché ogni cambio appalto può rappresentare una normale routine quando va bene, una sciagura dal punto di vista economico e lavorativo nella maggior parte dei casi, perché sappiamo quanto hanno inciso e peggiorato sulla qualità dei

servizi e del lavoro le politiche di austerity e di spending review del passato.

Fossi in un film sarebbe un film horror... per citarne un altro pezzo dei giorni nostri. [Gemitaiz (feat. Coez – Davide]

Loro sono quelli del fare, quindi, non ci resta che schierarci dalla parte di quelli che non vogliono fare, mi verrebbe da dire per semplicità. Io ad esempio non voglio fare, non voglio fare come loro.

Non voglio un Paese autoritario, intollerante, chiuso, che tratta gli esseri umani come merci non tanto perché non sono nati in questa Nazione, quanto dalla nostra etnia, dai nostri semi. Non voglio un Paese che pensa che per educare i giovani ed onorare la Patria bisogna imparare a difenderla con le armi, perché sono convinto che non bisogna prepararsi alla guerra ma ripudiarla, perché la guerra è incivile, banale, stupida. La guerra è fatta da bambini cresciuti che usano giochi pericolosi e litigano perché non hanno la capacità risolvere o prevenire i conflitti. Non voglio un Paese cattivo e punitivo, che si occupa di curare devianze ma uno Stato che previene possibili problemi e riconosce le diversità e le libertà individuali.

Il fare senza umanità e giustizia sociale è il modello economico dei Paesi che pur di ospitare un evento sportivo ammazzano esseri viventi, talvolta bestie altre volte uomini e donne nell'indifferenza generale... quando succedono situazioni del genere in giro per il mondo, il sentire comune della Destra e che far prevalere l'aspetto umano alimenterebbe le polemiche piuttosto che premiare i risultati... show must go on! Questa è più o meno la definizione del fare di Governo che credo ci aspetti per i prossimi anni.

Intanto, è opportuno che il Congresso si occupi del lavoro che tutti noi dovremmo svolgere nei prossimi quattro anni, rispettando il mandato che le lavoratrici ed i lavoratori ci hanno affidato aderendo al documento “Il lavoro crea il futuro”.

Cinque le azioni nel documento, che ci indicano i diversi obiettivi della CGIL dentro i quali collocare le priorità, i compiti e le scelte strategiche che la Filcams CGIL Calabria dovrà agire in questa stagione congressuale. Il lavoro deve tornare ad essere sicuro e stabile, meno precario, più redditizio per chi lo svolge, deve tornare a valere di più. Tante cose dovrà farle la politica ed il Governo, altre dipenderanno anche da noi. Il rinnovo dei Contratti Nazionali è per la nostra categoria, per chi rappresentiamo nei vari settori e nelle imprese, un impegno

importante, strategico, straordinario che può dare risultati tangibili per cambiare la condizione di chi lavora. Il protocollo nazionale firmato con le 4 associazioni datoriali del Commercio è un passo importante per marcare il tavolo di trattativa di un settore strategico in Italia ed in Calabria. Rinnovare i contratti significa battersi per restituire valore al lavoro, quel valore che un sistema di leggi e di politiche sbagliate ci ha sottratto nonostante lo abbiamo difeso in questi anni nelle piazze, con gli scioperi, le assemblee, i ricorsi legali, le vertenze, le mobilitazioni. La contrattazione, che sia aziendale, territoriale, inclusiva, di sito di filiera, sociale deve diventare anche in Calabria l'elemento qualificante della nostra azione sindacale, per farlo dobbiamo dare però continuità alle scelte organizzative di questi ultimi anni, per avvicinare la Filcams di più alla strada, allontanandola un pochino dagli uffici. Abbiamo fatto cose importanti dal punto di vista organizzativo in questi anni, cose ancora non del tutto definite o ben sperimentate, certo, ma importanti, alcune necessarie, comunque agite allo scopo di far prevalere il bene dell'organizzazione e di chi rappresentiamo. Siamo passati da 7 strutture territoriali a 4 in questo Congresso e come deciso dai Congressi delle due strutture di Cosenza e del

Pollino ci avvieremo presto ad una fase di accorpamento delle Filcams dell'area Nord della Calabria.

Intanto voglio fare gli auguri di buon lavoro a Pinuccia e Valerio neo eletti segretari generali delle loro strutture e ringraziare Samantha ed Armando per il lavoro di questi anni. Quando si tratta di cambiare la direzione politica di una struttura o di modificarne in qualche modo l'articolazione viviamo momenti particolari per la vita della nostra organizzazione, perché ad essere coinvolti nei vari processi di cambiamento non sono solo gli aspetti politici ed ideali, le sensibilità culturali, le esperienze contrattuali, ma anche i legami umani che necessariamente (è questa anche la bellezza del nostro impegno) si costruiscono in anni di vita sindacale e politica passata fianco a fianco. Quindi si mettono in gioco le relazioni tra delegati e delegate, tra funzionari e strutture, tra segretari e gruppi dirigenti. Preoccupazioni, dubbi, timidezze possono legittimamente emergere se nascono dal bisogno di tutelare e allo stesso tempo di meglio radicare la nostra organizzazione e meglio calibrare le nostre scelte. Quello che non possiamo permetterci, credo, in questa fase e di far prevalere l'ambizione o le aspettative personali su ciò che è bene e meglio per la nostra organizzazione e i suoi iscritti. Se vogliamo davvero dare continuità al Congresso

ed al mandato che ci stiamo affidando dobbiamo cambiare il modello organizzativo della Filcams in Calabria. Abbiamo bisogno di strutture che abbiano per “costituzione” la vocazione ad autosostenersi, abbiamo cioè le risorse necessarie, quindi la rappresentanza, per poter vivere ed agire. La Filcams in Calabria per come le imprese sono strutturate oltre ad aver bisogno con un forte legame con il sistema servizi e con la CGIL, ha la necessità di immaginare strutture snelle e flessibili, dove sia più accentuata la funzione contrattuale del Segretario Generale e della Segreteria e meglio strutturati i settori della tutela individuale, il proselitismo e l'assistenza.

Abbiamo provato a fare le cose che servivano ad andare in quella direzione, con i coordinamenti tra strutture, aziende, settori, per mettere insieme delegate e delegati farli confrontare e misurare sulle varie esperienze. Da questo punto di vista molto dobbiamo fare, siamo agli embrioni di un modello sindacale differente, il sindacato di strada, più vicino alle lavoratrici ed ai lavoratori, ai luoghi di lavoro. Per fare questo abbiamo bisogno di darci degli obiettivi da mettere in campo attraverso la progettualità, sulla quale dico alla Filcams Nazionale, siamo pronti a misurarci nuovamente a partire da subito. La cifra del cambiamento la daremo nella proposta di costruzione dei gruppi dirigenti che

esprimeremo oggi; il fatto che diciassette dei 24 che hanno terminato il percorso di formazione “Trasferiamo i diritti” siano oggi tra i delegati e le delegate di questo nostro Congresso è un dato che saluto positivamente. Perché saranno i nostri delegati e le nostre delegate, i nostri dirigenti territoriali e regionali che dovranno a mio parere essere protagonisti dei progetti che metteremo in campo se vogliamo davvero allargare il nostro radicamento e la nostra rappresentanza. Aver fatto le scuole di formazione sindacale è considerato un vantaggio, naturalmente, come ci ricorda il nostro Segretario Generale, Maurizio Landini, che ha tenuto per sé la delega alla formazione anche come fatto politico significativo. Questo ci impegna maggiormente a continuare nella direzione che abbiamo intrapreso con PASS Calabria mettendo in campo nuovi progetti formativi che con il supporto e la collaborazione della Filcams Nazionale e del Ce.Mu. abbiamo avuto la possibilità di sperimentare e realizzare in questi anni.

Altre cose le dovremmo fare nel corso di questa stagione congressuale a partire dai prossimi appuntamenti di definizione degli assetti di Segreteria territoriale e del coordinamento Regionale; a tal proposito credo che nonostante una struttura, se posso evidenziarlo senza troppa enfasi, non adeguata alle nostre

ambizioni, abbiamo portato a casa qualche buon risultato in questi quattro anni appena trascorsi. Quando parlo di struttura non sufficientemente adeguata è superfluo dire, credo, che non mi riferisco al lavoro prezioso e generoso che Letizia Aronne ha svolto per conto della Filcams Calabria in questi anni; del suo lavoro vorrei ringraziarla, perché è stato fondamentale in ogni occasione ed iniziativa. Così come ringrazio e mando un grande abbraccio ad Antonino, non più tra i nostri delegati ma ancora con noi e sempre pronto a dare un contributo, per aver aiutato il nostro dipartimento comunicazione a nascere e crescere, a Matteo e per ultimo a Domenico per aver continuato insieme alla struttura regionale a tenerlo in vita.

Abbiamo prodotto molto in termini di comunicazione ai lavoratori ed alle lavoratrici, non sempre siamo stati incisivi, sicuramente siamo stati bravi a portare a casa le iniziative pubbliche che abbiamo realizzato e di questo va merito soprattutto ai compagni ed alle compagne appena citate.

Per essere più funzionali ed incisivi, per supportare le strutture nelle azioni di proselitismo, contrattazione, di comunicazione con la rete delle delegate e dei delegati, dobbiamo essere più strutturati. Sperimentiamo, confrontiamoci, discutiamone, l'importante è mantenere chiara la rotta e l'obiettivo di portare il

sindacato dove c'è bisogno, dove si consumano le contraddizioni tra il diritto enunciato e dichiarato e la dura realtà, la strada.

Dobbiamo invertire la tendenza negativa sul tesseramento, la Filcams e la CGIL devono tornare a crescere tra le lavoratrici ed i lavoratori; certamente ogni struttura ed ogni territorio ha la sua storia, la Filcams CGIL Calabria dal congresso precedente ha perso un grande patrimonio rappresentato dagli Ex-Lsu degli appalti scolastici che sono transitati alla FLC Cgil che proprio in contemporanea svolge oggi il suo congresso, occasione questa per mandare affettuosi auguri di buon lavoro nonché la raccomandazione benevola e fraterna di valorizzare anche l'esperienza dei nostri ex delegati e delegate, sempre generosi e disponibili a supportare la CGIL.

Abbiamo bisogno di misurarci con la pratica del tesseramento Brevi Manu per i lavoratori e le lavoratrici stagionali del turismo; Sapere di poter contare su quella rappresentanza e sulle risorse organizzative per alimentare e far crescere le nostre campagne di sensibilizzazione e proselitismo, di radicamento della nostra azione. Dobbiamo portare diritti dove regna il sopruso, la precarietà e l'illegalità, so che non è facile, ma abbiamo il dovere di misurarci.

Credo nella possibilità in Calabria per la Filcams di realizzare un momento di approfondimento e riflessione sui temi e sulle vertenze che abbiamo aperto ed apriamo con la politica, le Istituzioni, le Controparti o il Governo Regionale; credo che abbiamo le potenzialità come squadra di realizzare una festa del Tesseramento a partire già dal 2023.

L'adesione alla CGIL non è un fatto banale, non lo è innanzitutto perché siamo ancora lontani da una società moderna dove sia pacifico iscriversi al sindacato senza che il proprio datore di lavoro si offenda o si indispettisca; di conseguenza, in Calabria, dove le condizioni lavorative sono peggiori ed il ricatto più alto, iscriversi alla CGIL è anche un atto di coraggio. La dico così per sintetizzare all'estremo un aspetto fondante e specifico del nostro essere militanti della CGIL in questa regione: se un boss di ‘ndrangheta in un'intercettazione definisce infame un lavoratore che “minaccia” di rivolgersi al sindacato per esercitare un suo diritto, allora siamo dalla parte giusta. Così quando siamo nel giusto quando chiediamo allo Stato, alle Istituzioni di essere presenti, di fare la loro parte per cambiare materialmente le nostre condizioni e liberare il lavoro e l'economia dal ricatto soffocante delle mafie. Come Filcams CGIL Calabria, recentemente siamo riusciti a realizzare a Reggio Calabria, grazie

alle strutture nazionali che ci hanno sostenuto, un accordo che ridarà il lavoro a uomini e donne che lo avevano perso perché lavoravano in un centro di distribuzione commerciale che è stato anni fa sequestrato. Ebbene, utilizzando ed inserendoci nelle articolazioni del codice antimafia e esercitando la contrattazione abbiamo contribuito a rendere questa nostra terra un posto un pochino più felice e giusto, con il lavoro e la legalità, anche così si sconfiggono le mafie. Per questo dobbiamo continuare a batterci per difendere ed estendere sia la legislazione che le azioni di contrasto a partire dal tema degli appalti sopra richiamato ma chiedendo alle Prefetture di fare il loro lavoro fino in fondo attivando i tavoli di crisi sulle aziende confiscate e sequestrate.

Per queste ragioni credo che il gesto coraggioso e fiero dell'iscrizione vada festeggiato, esaltato, così come va valorizzata la presa in carico di un bisogno di una tutela, di un diritto, chiesto da una lavoratrice o da un lavoratore che ha subito un torto, sul luogo di lavoro o nel rapporto con le Istituzioni.

Non è un caso se al nostro Congresso ho voluto invitare ed ho chiesto ai Presidenti di Federconsumatori e Sunia Calabria, Mimma e Francesco, di portare un contributo ai nostri lavori, così come a Domenico di aprire una riflessione sul tema della Bilateralità.

L'ho detto all'assemblea organizzativa della Filcams Calabria lo ribadisco al Congresso: non possiamo permetterci se vogliamo fare le cose che ci siamo prefissati, di glissare su un tema importante come la Bilateralità. Non occuparcene significa negare alle lavoratrici ed ai lavoratori il diritto di scegliere le opportunità offerte dal nostro sistema e dalla contrattazione nazionale e regionale.

Così come il rapporto con INCA – CAAF – UVL è strategico e fondamentale per noi, perché il risultato di una vertenza spesso non è determinato semplicemente all'atto della firma di un accordo o dopo l'emanazione di un provvedimento o di un decreto per il quale ti sei battuto per anni (pensiamo al part-time verticale ciclico ad esempio) ma per quante lavoratrici e lavoratori sei riuscito a far esercitare quel diritto.

E allora la CGIL deve esserci vicina e noi dobbiamo discutere e contribuire insieme alla CGIL su come articolare il sistema dei servizi se vogliamo essere incisivi nel rapporto con gli iscritti e le iscritte. In Calabria la CGIL ha fatto un buon lavoro in questi anni, riconosciuto da tutto il gruppo dirigente, su alcuni temi però, credo che vi sia molta distanza tra la necessità di cambiare e le scelte che si compiono per farlo. Tra tutte le delibere della conferenza di organizzazione che il congresso ci impegna a

verificare. Lo dobbiamo fare per il bene di questa nostra organizzazione; dobbiamo essere scrupolosi con noi stessi, non possiamo più rimandare scelte già assunte perché abbiamo poche riserve e per non far mancare un'altra citazione L'inverno sta arrivando...

Certo non possiamo dire che gli anni trascorsi siano stati delle primavere o che tutto sia stato facile, a partire dal rapporto con le Istituzioni Regionali nonché con le controparti. Le proposte della Filcams CGIL Calabria rispetto ad alcune questioni per noi importanti che vanno dalla regolazione delle aperture nel Commercio, al Turismo e alla Sanità Convenzionata, non le sintetizzo oggi, in questa mia relazione, poiché già frutto di un lavoro di sintesi collettivo che abbiamo portato a termine con importanti iniziative pubbliche sia di carattere nazionale che territoriale che abbiamo organizzato. Vale la pena, a mio avviso, spendere un passaggio specifico sul tema del salario e della riduzione dell'orario di lavoro. Quanto sta scritto nel nostro documento congressuale, quanto sta crescendo nel dibattito sindacale tra le lavoratrici ed i lavoratori mi convince molto. è la strada giusta, a mio avviso, in questo particolare momento storico di provare a ridare valore economico e sociale, oltre che dignità al lavoro delle persone che rappresentiamo.

Su questo dobbiamo impegnare la nostra organizzazione a far crescere tra le persone questa nostra proposta. Guardate che è un modo importante e diretto di recuperare potere d'acquisto sapendo che i rinnovi contrattuali da soli saranno insufficienti a garantire alle persone che lavorano un reddito dignitoso.

Abbiamo tanto da fare e poca condivisione intorno a noi, già a partire dai problemi che abbiamo con le altre sigle sindacali a livello territoriale e nazionale. Per questo ritengo sia necessario innanzitutto rafforzare la nostra capacità di rappresentanza, impegnando tutto il nostro gruppo dirigente in questa sfida, perché non possiamo limitarci ad essere testimoni di una storia, che è la nostra storia, la storia del nostro Paese fatto per la maggior parte di uomini e donne per bene, da lavoratori e lavoratrici che facendo il loro dovere non servono semplicemente i propri bisogni ma la Nazione intera.

Sembrava più facile in passato esercitare l'azione sindacale di quanto lo sarà in futuro... Io credo però che ci siano le condizioni per cambiare ed invertire le previsioni. Innanzitutto perché con difetti e pregi rimaniamo la più grande organizzazione laica di uomini e donne che esiste in Italia; poi perché abbiamo la capacità di esprimere grandi valori ideali che vivono anche nel nuovo millennio aldilà dei grandi partiti.

Valori e caratteristiche che ci rappresentano che le persone riconoscono già a partire dalla nostra bandiera. L'antifascismo continuerà ad essere un valore fondante per la nostra organizzazione, la solidarietà, l'umanità, la difesa dell'ambiente tutte cose che ci caratterizzano e per le quali vale la pena di spendersi. Per sintetizzare dico, non so cosa sia la sinistra oggi né cosa sarà domani, ma se esiste ancora qualcosa di sinistra in Italia, quella è la nostra CGIL.

Voglio dire e vado a concludere, che pur nella modernità dei tempi la nostra organizzazione non sarebbe nulla senza i suoi ideali e principi fondamentali. Ideali che vanno rafforzati, rinnovati, fatti crescere. Perché ci troviamo in un'epoca di aridità culturale, sociale, dove l'individualismo e l'arrivismo sono elementi caratterizzanti del vivere comune. Elementi che, naturalmente, essendo noi una grande organizzazione fatta di uomini e donne, possono condizionare anche la nostra vita democratica e la nostra dialettica.

Avverto il rischio, più che altro da parte dei gruppi dirigenti, della vocazione ad essere minoritari. Mi spiego meglio, spesso si personalizza così all'estremo il rapporto con la propria struttura che si pensa che la struttura debba rappresentare noi stessi e non le lavoratrici ed i lavoratori. Per cui siamo noi a decidere di

nostra sponte se è utile, opportuno o dannoso prendere in carico una vertenza o un problema individuale di un lavoratore o una lavoratrice. Non solo, si tende a marginalizzare lavoratori o lavoratrici che magari ci aprono delle contraddizioni, che non sono perfettamente allineati alla nostra idea, piuttosto che, fatto ancora più specioso, sono troppo bravi e potrebbero disturbare il manovratore. Lo dico perché sia chiaro ad ognuno di noi, ci saranno anni nei quali affronteremmo anche cambi di direzione politica importante nella nostra Regione; io non credo né alle autopromozioni né tantomeno ad un modello che sia ispirato all'autoconservazione dei gruppi dirigenti. Io credo in un'organizzazione plurale, collettiva e partecipata, nel confronto come elemento di crescita e opportunità di arricchirsi. Spesso osservo che la tendenza ricercata è quella che ci fa sentire più a nostro agio, più al sicuro dal punto di vista personale, mettiamo limiti alle potenzialità dell'organizzazione perché li calibriamo sulle nostre personali aspettative, tendiamo ad essere grandi in una piccola organizzazione...

Nel consegnare al X Congresso della Filcams CGIL Calabria il mio mandato di Segretario Generale e nel ringraziare nuovamente ognuno di voi per l'opportunità straordinaria che mi è stata data in questi anni di rappresentare questa meravigliosa categoria,

confesso che non c'è stato mai un giorno in questo percorso politico e sindacale nel quale non mi sia sentito piccolo e inadeguato. Una sensazione, certo, non proprio piacevole, ma che mi ha spronato ad ascoltare tanto, a studiare ad impegnarmi per essere sufficiente adeguato a questo compito. Intanto perché ogni volta che l'organizzazione ci affida un incarico prestigioso come è stato per me quello di dirigere la nostra Categoria, tengo sempre a mente che l'organizzazione appartiene alle lavoratrici ed ai lavoratori e che a loro va riconsegnata possibilmente migliore di come l'abbiamo trovata; poi perché nel nostro agire quotidiano quando una lavoratrice ed un lavoratore ci affidano la loro condizione spesso ci stanno affidando il destino della loro stessa esistenza. Mi tremano i polsi se penso con quante persone oneste, per bene, speranzose ho incrociato il mio sguardo negli anni della mia militanza politica e sindacale, quante si sono affidate alla nostra CGIL come unico approdo che potesse salvarli dalla tempesta.

Ecco vorrei continuare a sentirmi piccolo, in un'organizzazione più grande di me, più grande di noi e dei nostri sogni, un'organizzazione al passo con i tempi che sappia coniugare la storia ed i valori del passato dentro le idealità del nuovo millennio.

Mi scuso, infine, se ho voluto offrire alla Filcams Calabria un congresso non rituale a partire dalla volontà precisa di non invitare ospiti esterni alla CGIL a questo nostro appuntamento. Ci ho riflettuto molto e ho pensato che questa nostra fase storica non ha bisogno di retorica, di saluti istituzionali e buoni auspici che non trovano riscontro con le interlocuzioni che poi agiamo quotidianamente sia con i colleghi delle altre sigle che con le controparti.

è stata una scelta voluta, perché credo fortemente, ed in questo vi invito ad essere presenti ed attivi nel dibattito congressuale, che avevamo bisogno di offrire alla nostra Categoria una riflessione interna forte e senza filtri, avevamo bisogno che questo nostro X Congresso fosse solo nostro, vissuto a pieno dal gruppo dirigente.

Quello che vi chiedo compagni e compagne, è di esserci non solo oggi, ma per tutta la stagione congressuale che abbiamo davanti. All'accoglienza oltre che ai materiali utili a lavorare, avete trovato un kit che abbiamo voluto realizzare come ricordo di questa nostra giornata.

Abbiamo voluto dare valore simbolico a questo nostro essere parte della stessa organizzazione, alla nostra voglia di essere

attrici ed attori protagonisti del cambiamento. Un seme è qualcosa che va piantato, fatto germogliare, nutrito per farlo crescere e trasformarsi in qualcosa di diverso, di nuovo di più grande.

Mi auguro che avremo la capacità di far germogliare i semi del cambiamento che in questi anni abbiamo piantato, qui e là nella nostra amata Terra. Credo che non tutto sia già scritto o definito, credo nella capacità che abbiamo di essere attrici ed attori del cambiamento. Siamo come tante gocce d'acqua, tante solitudini ed individualità che solo grazie alla nostra CGIL possono stare insieme per diventare una moltitudine, un fiume in piena che può cambiare il corso della storia e dei popoli.

W la CGIL, buon congresso a tutti e a tutte.


Fonte: Redazione