Ecco chi è Sergio Mattarella, il “presidente mite”

30-01-2022 08:42 -

«Tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente..». Meno di un mese fa Sergio Mattarella aveva confezionato un messaggio di fine anno che nelle sue intenzioni doveva rappresentare il congedo dal ruolo di Capo dello Stato. «Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni: mi tornano in mente i momenti più felici ma anche i giorni drammatici, quelli in cui sembravano prevalere le difficoltà e le sofferenze». Ma, a quanto pare, il Presidente ne dovrà collezionare altri di anni in cima al Colle, visto che questa sera è stato rieletto, togliendo così le castagne dal fuoco ai partiti.
La sua riottosità a ricandidarsi era nota a tutti. Lo stesso Mattarella lo ha ripetuto a più riprese. Trovando anche sponda in una larga fetta del Parlamento – salviniani e meloniani in primis, seguiti a giro da una parte del centrosinistra – convinta che la sua rielezione, si disse, avrebbe trasformato l’eccezione finora rappresentata dal secondo mandato consecutivo di Giorgio Napolitano, come una regola pericolosa da arginare in futuro.

Senza dimenticare "l'incidente diplomatico" con i Cinque stelle, quando, da convinto europeista, per contrastare la deriva italiana del populismo, spingendosi fino a rischiare la nascita del primo esecutivo giallo-verde di Giuseppe Conte, si oppose alla nomina al ministero dell'Economia di Paolo Savona, considerato una figura che, a suo avviso, avrebbe turbato i mercati e messo in discussione l'esistenza stessa dell'Unione. L’economista (sgradito) sponsorizzato dalla Lega, era invece gradito al Movimento Cinque stelle, che non aveva mai nascosto le sue opinioni critiche sull'integrazione comunitaria. In quel caso Mattarella fece uso dei suoi poteri costituzionali sulla formazione del governo e disse un “no” clamoroso che spinse i Cinque stelle addirittura ad ipotizzare un impeachment nei suoi confronti. Una partita che si risolse con la vittoria del Capo dello Stato, con Savona che finì agli Affari Europei e all'Economia si sedette Giovanni Tria.

Eppure, Sergio Mattarella, prima e dopo le votazioni di questa settimana, ha continuato a rappresentare l’ancora di salvezza. L’uomo - oltre che “la personalità politica di alto profilo” - che meglio incarna il senso dell’unità nazionale. E probabilmente questo, sono andati a dirgli i capigruppo parlamentari saliti al Colle prima dell’ultima decisiva votazione. Una richiesta accorata, la loro, che vuole rappresentare ancora una volta la “ritrovata unità nazionale” tra i partiti. Perché anche di questo aveva bisogno il Capo dello Stato per convincersi ad accettare nuovamente l’incarico: di un’ampia convergenza e un consenso unanime delle forze politiche che oggi, al di là di tutto, ne escono a pezzi e ridimensionate. E non può essere un caso che anche i presidenti delle Regioni – da nord a sud e da destra a sinistra - siano andati, di loro sponte, dal Presidente per chiedergli di continuare ad essere garante dell’unità costituzionale.

E d’altra parte Mattarella ha assolto egregiamente al compito che la Costituzione affida al Capo dello Stato di rappresentare l’unità nazionale. Lo ha fatto nel corso di questi ultimi sette anni segnati da tante sofferenze per il Bel Paese: dalla minaccia del terrorismo internazionale di matrice islamista - che ha dolorosamente mietuto molte vittime tra i nostri connazionali all’estero - ai gravi disastri per responsabilità umane, i terremoti, le alluvioni. E anche i caduti, militari e civili, per il dovere, i tanti morti sul lavoro e ee donne vittime di violenza.

Ma Mattarella ha incarnato quel ruolo, ancor di più, favorendo la formazione di governi di unità nazionale prima mettendo insieme i vincitori delle elezioni (il M5s) e gli sconfitti (la Lega) nel primo governo gialloverde, e poi favorendo l’avvicinamento “giallorosso” tra i pentastellati e il Partito democratico, e il centrodestra (esclusa Fratelli d’Italia) attorno alla figura di Mario Draghi.



Fonte: di Claudio Labate su LaCNews24