Da domani Gas Russo pagato in rubli, Putin ha firmato

31-03-2022 16:55 -

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato un decreto che impone da domani 1 aprile 2022 il pagamento in rubli del gas di Mosca. In caso di violazione, i contratti saranno congelati. «Per comprare gas naturale russo, devono (gli occidentali, ndr) aprire conti in rubli in banche russe - ha detto Putin - È da questi conti che i pagamenti saranno fatti per il gas consegnato a partire da domani». Un mancato pagamento, ha sottolineato Putin, sarà considerato «un fallimento da parte degli acquirenti», con tutte le conseguenze del caso. «Nessuno ci vende nulla gratis, e neppure noi facciamo carità - ha detto Putin - Quindi, i contratti esistenti saranno fermati».

Germania e Francia hanno immediatamente respinto la richiesta di Putin, definendola «un ricatto». Bisogna «prendere in considerazione tutti gli scenari, dobbiamo prepararci perché domani potrebbe non esserci più il gas russo» ha detto il ministro dell'economia francese Bruno Le Maire in una conferenza stampa con il ministro dell'economia tedesca Robert Habeck al termine di un incontro bilaterale. Entrambi i ministri hanno ribadito che i contratti per le forniture russe saranno pagati nella valuta concordata e non in rubli. «È determinante che i contratti siano rispettati, eviteremo di dare segnali che saremo oggetto di ricatto da parte di Putin, lo eviteremo a tutti i costi» hanno detto. Secondo Habeck, fra le ipotesi da contemplare c’è anche lo stop completo alle importazioni di gas da Mosca.

Il decreto contraddice la posizione espressa fino a ieri dallo stesso leader russo. Il Cremlino aveva precisato che «ci sarebbe voluto tempo» per attuare la politica dei pagamenti esclusivi in rubli, lasciando presagire una frenata rispetto all’obiettivo di imporre tutte le transazioni energetiche nella divisa russa. La firma di oggi ribalta completamente la situazione, confermando la scadenza del primo aprile già dettata dalle autorità russe.

Intanto, gli Usa ampliano il proprio pacchetto di sanzioni contro Mosca: il tesoro americano ha aggiunto alla sua lista 13 individui e varie entità russe. Nell’elenco comparirebbe anche la maggiore società russa di semiconduttori.

La frenata dopo i colloqui in Turchia
L’accelerazione sembra complicare, ulteriormente, la partita diplomatica che sembrava essersi riaperta con i colloqui in Turchia. Il faccia a faccia mediato da Ankara, il 30 marzo, si era chiuso con un certo ottimismo, facendo emergere una primissima bozza di un accordo di tregua fra le parti: Kiev offre il suo status di neutralità, Mosca si dice non ostile a un ingresso dell’Ucraina nella Nato. Le speranze di avvicinamento si sono ridotte il giorno dopo, il 31 marzo, quando il Cremlino ha messo in chiaro di non aver registrato «alcuna svolta» dalle trattative.

Sempre il 31 marzo il premier Mario Draghi ha parlato al telefono per oltre un’ora con Putin, dichiarando che l’Italia è stata scelta come garante da Russia e Ucraina sull’attuazione delle eventuali clausole negoziate fra i due Paesi. Draghi ha aggiunto che le posizioni sembravano essersi un po’ avvicinate e che le sanzioni stanno funzionando, ma ha spiegato che il Cremlino non ritiene maturi i tempi per un incontro con il presidente ucraino.

Niente cessate il fuoco, ma aperto corridoio da Mariupol

Il faccia a faccia in Turchia ha mancato, in realtà, un altro obiettivo cruciale per Kiev: un accordo di cessate il fuoco, necessario per ridare fiato alla popolazione dopo oltre un mese di guerra. In compenso si è arrivati all’apertura di un corridoio umanitario a Mariupol, uno dei centri più martoriati dall’offensiva russa. Almeno 17 autobus sono partiti dalla città, ha detto la vicepremier ucraina Iryna Vereshcuk, altri 28 sono in attesa dell’autorizzazione a passare al checkpoint russo vicino a Zaporizhzhia. La Croce rossa si dice pronta a guidare le operazioni di evacuazione a condizione di avere le garanzie necessarie. Kiev rassicura: «Faremo tutto il possibile perché i mezzi arrivino a Mariupol».

La situazione resta comunque ai massimi della tensione, a partire dalla capitale. Una forte esplosione è stata avvertita nel centro di Kiev. Lo riferisce il Kyiv Independent. Il media ucraino rileva che potrebbe essersi trattato di un missile russo abbattuto dalla contraerea oppure che il missile abbia centrato il suo obiettivo.

Le truppe russe lasciano Chernobyl

Anche le voci su un ritiro russo si sono sgonfiate, in favore di quelle su un «riposizionamento» dell’esercito. Sembra confermato, però, il dietrofront dell’esercito dal sito di Chernobyl. Secondo media bielorussi, i militari di Mosca vengono portati a un centro di ricerca e pratica medicina delle radiazioni. Energoatom, compagnia ucraina che si occupa della gestione delle centrali, osserva che i soldati russi sono esposti a significative radiazioni esterne e interne nella zona di esclusione di Chernobyl. Il 26 marzo scorso, Kiev aveva annunciato che nella zona di esclusione erano stati individuati 31 incendi. Secondo le prime ricostruzioni, i soldati russi avrebbero scavato trincee nell’area, per giunta senza proteggersi.

Venerdì nuovo round di colloqui
Nella giornata di venerdì, in videoconferenza, si terrà un nuovo round di colloqui, per quanto non si siano fermati i bombardamenti su Kiev e Chernihiv. Il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu ha addirittura detto che i ministri degli esteri di Russia e Ucraina potrebbero incontrarsi entro due settimane. Mosca prevede una revisione della bozza di trattato finora elaborato e avvia una esercitazione delle forze che controllano i missili balistici intercontinentali. Mentre il colosso del gas Gazprom sta studiando il blocco delle forniture ai Paesi ostili.



Fonte: Sole24Ore