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Propaganda ‘ndranghetista su TikTok, bloccato profilo

07-12-2023 18:27 - ITALIA
L’account “broker detenuti.78”, pubblico e anonimo, era pieno di immagini di detenuti, esponenti di clan di Vibo e della Calabria.
Un profilo su TikTok con oltre 34 mila iscritti e 300 mila interazioni – già eliminato dopo le denunce – faceva propaganda ‘ndranghetista, con video, canzoni, foto, testi di insulti ai pentiti e di omaggio ai boss. L’account “broker detenuti.78”, pubblico e anonimo, era pieno di immagini di detenuti, esponenti di clan di Vibo Valentia e della Calabria: una sorta di “album ‘ndranghetista” con gli esponenti più importanti “catturati” dalle forze dell’ordine. In canale presentava un’unica scritta sotto la foto del profilo: “indulto e amnistia”, contornata da emoticon delle catene. La denuncia è scattata con il reportage di Corriere della Calabria stamattina.

In uno dei post, l’account augurava “Una presta libertà zii”, con le foto di Giuseppe, Diego, Giovanni e Francesco Mancuso, tutti presunti esponenti dell’omonimo clan di Limbadi e già condannati in passato. “Presta libertà” anche per “Zio Peppone”, presunto capo clan degli Accorinti, da poco condannato a 30 anni di carcere nel procedimento stralcio legato a Rinascita Scott. E ancora: insulti ai pentiti rei di aver “tradito i loro fratelli”, canzoni per la ‘ndrangheta e formule di riconoscimento ‘ndranghetista.

Tra le gallerie fotografiche, diversi capibastone delle principali ‘ndrine calabresi, ma anche uomini ritenuti vicini ai clan della Puglia e della Sicilia. Un video di qualche mese fa, mostrava, secondo il Corriere, le foto dei collaboratori di giustizia vibonesi: Andrea Mantella, Emanuele Mancuso, Bartolomeo Arena e Raffaele Moscato. Anche presente una carrellata di foto delle persone coinvolte nell’operazione Rinascita Scott di quattro anni fa. Nei commenti al video, che ha ottenuto quasi 700 like, messaggi di solidarietà nei confronti dei detenuti e insulti ai collaboratori di giustizia bollati come “uomini senza palle”.

Il profilo conteneva anche canzoni che inneggiano alla mala: da “Reguli i ndrina” a “Picciottu battiatu”, ma anche “Circulu furmatu” e “A parola umiltà”, tutti titoli che rimandano a espressioni utilizzate nel gergo ‘ndranghetista. Molti i richiami anche ai simboli religiosi: la Madonna di Polsi e San Michele Arcangelo, due figure storicamente di riferimento della criminalità organizzata calabrese.

Dopo la notizia, sono stati avviati tutti gli accertamenti del caso da parte dei Carabinieri di Vibo Valentia. Il tentativo delle forze dell’ordine è quello, presumibilmente, di accertare la reale identità del responsabile del profilo social. Ormai lo stesso profilo risulta eliminato, quindi non più raggiungibile dagli utenti di TikTok.

La notizia, intanto, ha già scatenato reazioni. “È davvero vergognoso venire a conoscenza, dalle pagine di un quotidiano online, che sul social TiKTok esiste un gruppo aperto che inneggia alla ‘ndrangheta e che conta più di 34 mila follower e circa 345 mila interazioni”, dichiara l’imprenditore Pino Masciari, testimone di giustizia che lotta contro la criminalità organizzata. “È chiaramente frutto della subcultura mafiosa che è riuscita ad insinuarsi in tutte le pieghe della società civile e affascina le nuove generazioni, al punto da far considerare la viltà e la violenza dei mafiosi come eroismo. Non è accettabile che gruppi del genere siano lasciati liberi di fare propaganda all’illegalità sotto gli occhi delle istituzioni”.

“Mi perplime che ci siano decine di migliaia di follower e che si pubblichino su questo profilo vere e proprie esaltazioni di famiglie che rappresentano quel segmento che la Calabria respinge fortemente e che non possiamo permettere di fare diventare una narrazione quasi carismatica in un social che dimostra di consentire tutto e che certamente è un pessimo esempio per tutti i nostri giovani”. Lo afferma il deputato e vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi, che è anche componente della Commissione antimafia.



Fonte: Calabria7

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